La chirurgia plastica è un bene o un male per la società? Va demonizzata o va salutata con entusiasmo? Questi dibattiti stantii risuonano nelle nostre orecchie da un ventennio ormai perché, nonostante passino gli anni e cambino i contesti sociali, il “ritocchino” resta comunque ampiamente divisivo. Ora, riacquistando un attimino di lucidità, rispondere a questa domanda sembrerebbe (e di fatto lo è) piuttosto semplice, anche senza il contributo di 14 opinionisti di Uomini e Donne su un divano da Barbara D’Urso.
La chirurgia plastica è un bene così come tutte quelle possibilità in più che alimentano il libero arbitrio nella società. Avere più scelte è sempre meglio che averne meno, e non servono sociologi per definire questo concetto.
A fare la differenza sono essenzialmente due valori:
a) la consapevolezza del paziente
b) l’etica e la professionalità del chirurgo.
Se il primo può venire a mancare, il secondo deve necessariamente esserci. E siccome in questo spazio non guardiamo alla vita con gli occhi di Biancaneve e non parliamo solo di quanto è bella la chirurgia plastica, vi proponiamo un nuovo trend che unisce la pessima combo paziente inconsapevole/chirurgo mercenario.
L’Aicpe (Associazione Italiana di Chirurgia Plastica ed Estetica) ha rivelato un boom di rinoplastiche nell’ultimo periodo dovuto all’effetto selfie. Per intenderci, molte donne (per lo più giovanissime) si recano dal professionista perché non sono soddisfatte di come il loro naso appare sulla fotocamera. Ora, è chiaro che se la motivazione di una rinoplastica è unicamente quella di avere selfie migliori non si va troppo lontano. Un chirurgo che accoglie una paziente con tale richiesta deve innanzitutto chiarire a quest’ultima che la vita non può essere vissuta con il filtro di un social network.
La società in cui viviamo – Facebook addicted – porta inevitabilmente a prestare più attenzione a certi dettagli del proprio aspetto che prima passavano inosservati. C’è da dire, però, che un naso può apparire più grosso o schiacciato del previsto con una fotocamera puntata frontalmente a 10 centimetri. In tal senso anche l’angolazione può portare a risultati differenti. Il diritto di migliorare una parte di sé, anche se questa non presenta evidenze universalmente riconosciute, è del tutto legittimo perché bisogna piacere innanzitutto a se stessi. Sottoporsi ad un intervento senza una reale motivazione invece può essere pericoloso. E un buon chirurgo deve saper consigliare, spiegare con cura i risultati che si possono raggiungere e i limiti che esistono. La differenza tra buona e cattiva chirurgia è tutta qui. E di fatto, non esiste. Semmai esistono buoni e cattivi chirurghi plastici.