Diverse volte vi abbiamo parlato dei nostri interventi di mastoplastica secondaria, finalizzati ovvero a “riparare i danni” derivanti da interventi precedenti effettuati da altri chirurghi. Un fenomeno preoccupante che noi abbiamo sempre cercato di segnalare e che deriva, principalmente, da una scelta sbagliata del professionista, spesso operata guidati unicamente dal prezzo più basso. Prima di procedere è giusto fare una distinzione: quella tra ritocco e re-intervento. Un conto è poter intervenire per migliorare la resa tissutale o cicatriziale di un intervento, un altro è rifare un intervento di chirurgia plastica che è stato eseguito in modo sbagliato. Questo non deve accadere.
Ora, a segnalare l’entità del fenomeno, è la Società Italiana Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica che stima al 30% del totale il numero di questi interventi riparatori: un numero enorme.
I problemi stanno principalmente nella tecnica per quanto riguarda la chirurgia plastica e nei materiali per la medicina estetica. Ci sono ancora donne, ad esempio, che effettuano dei filler alle labbra con prodotti vietati, come il silicone liquido o che si affidano a medici non specialisti che spesso si muovono in maniera improvvisata.
A cadere nelle mani sbagliate sono spesso le pazienti che si sottopongono a trattamenti ritenuti più semplici come botox, filler, laser. Si pensa erroneamente che non entrando in sala operatoria ci si possa permettere il professionista discount, ma i rischi ci sono e permangono anche in questi casi.
L’unico modo per difendersi è documentarsi, chiedere e pretendere solo il meglio.
La corretta informazione è più efficace del bisturi.