Una vecchia pubblicità di un gelato diceva che “two is meglio che one”. Vero. Almeno per quanto riguarda parecchi aspetti della vita. La chirurgia plastica è uno di questi? Nì, e adesso vi spieghiamo il perché.
Partiamo dal presupposto che noi siamo sempre stati dai grandi sostenitori dell’individualità. Crediamo molto nel percorso che ogni persona fa con sé stessa prima di arrivare ad un intervento di chirurgia plastica. Sosteniamo la crescita personale e la formazione di un forte auto-consapevolezza. Ma se questo percorso si facesse insieme a qualcun altro?
In Italia sta crescendo esponenzialmente la tendenza ad effettuare dei percorsi di coppia in chirurgia plastica, ma soprattutto in medicina estetica. Sono tantissime le coppie di fidanzati ma soprattutto di amiche che decidono di fare insieme un mini-lifting, qualche trattamento di botox o dei piccoli interventi, non invasivi, per rinfrescare il volto. Partendo dal presupposto che l’esperienza può dirsi “sana” solo se nessuno dei due viene convinto o trascinato, possiamo elencare una serie di vantaggi non trascurabili.
- Il confronto
Si ha a disposizione un’altra persona che sta per vivere la vostra stessa esperienza. Si riesce quindi ad avere una sorta di visione panoramica dall’esterno che può aiutare a comprendere molte cose. - Il sostegno
Vivere dei momenti importanti insieme a qualcun altro significa riuscire a condividere l’euforia e la felicità dei risultati (sentimenti positivi al quadrato) ma anche a farsi da spalla nei giorni precedenti. Insomma, un’esperienza vissuta in due è tutta un’altra cosa. - Aspetti pratici
Pensiamo al recupero (solo nella chirurgia plastica, in medicina estetica non è quasi mai necessario). In due è più facile da gestire perché ci si scambia consigli e suggerimenti. Anche se, chiaramente, quelli del medico sono sopra a tutti. - Un’esperienza che unisce
Probabilmente vivere insieme un momento così felice porta il legame verso nuovi orizzonti. Ma qui si entra nella sfera della soggettività. Da non trascurare…
A noi di Youplast, non di rado è capitato notare come certi accompagnatori si siano trasformati in pazienti perché magari spinti dai risultati visti nell’amica o nel partner. Perché non calibrare il tempismo, a questo punto?